Spesso invisibile agli esami diagnostici convenzionali, colpisce circa 1,5–2 milioni di italiani, soprattutto donne tra i 30 e i 60 anni (fonte: Ministero della Salute – ISS).
Una condizione sottovalutata, ma sempre più diffusa
Sebbene non sia una malattia degenerativa o infiammatoria in senso stretto, la fibromialgia compromette la qualità della vita in modo significativo. Per questo è fondamentale una diagnosi precoce e un percorso terapeutico personalizzato, gestito da medici esperti in reumatologia, neurologia e medicina del dolore.
Sintomi principali della fibromialgia
I sintomi possono variare da persona a persona, ma i più comuni includono:
- Dolore muscolare diffuso, persistente per almeno 3 mesi;
- Rigidità mattutina, spesso scambiata per artrite;
- Fatica cronica, non giustificata da sforzi;
- Disturbi del sonno non ristoratore;
- Difficoltà cognitive (conosciute come “fibro-fog”);
- Colon irritabile, emicrania, cistiti ricorrenti.
Questa sindrome è spesso associata a condizioni come depressione, ansia e disturbi dell’umore, che possono aggravarne il decorso se non trattati in modo multidisciplinare.
Cause e fattori di rischio: cosa dice la scienza
Le cause della fibromialgia non sono ancora del tutto note, ma si ritiene che derivi da un malfunzionamento dei meccanismi di percezione del dolore nel sistema nervoso centrale, legato a:
- Predisposizione genetica (familiarità con altre sindromi dolorose);
- Traumi fisici o psicologici importanti;
- Stress cronico e alterazioni del sonno;
- Infezioni virali pregresse (come Epstein-Barr);
- Disregolazione neuroendocrina (cortisolo, serotonina, dopamina).
Questi elementi concorrono a creare un “dolore senza danno”, ovvero una percezione anomala del dolore in assenza di lesioni organiche evidenti.
Diagnosi: quando rivolgersi allo specialista
Non esistono esami specifici per diagnosticare la fibromialgia, ma il medico può riconoscerla attraverso:
- Esclusione di altre patologie (come artrite reumatoide, lupus, sclerosi multipla);
- Valutazione clinica dei sintomi;
- Identificazione dei tender points, punti dolorosi alla palpazione.
La figura di riferimento è il reumatologo, ma anche il neurologo e lo specialista in medicina del dolore possono contribuire al percorso diagnostico e terapeutico, soprattutto nei casi complessi.
Come si cura la fibromialgia: un approccio integrato
Non esiste una cura definitiva, ma una gestione personalizzata e multidisciplinare può migliorare significativamente i sintomi. Le linee guida internazionali (ACR, EULAR) raccomandano:
1. Trattamento farmacologico
- Antidepressivi triciclici e inibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina (es. duloxetina);
- Anticonvulsivanti (pregabalin, gabapentin);
- Miorilassanti e analgesici di supporto;
- Evitare abuso di farmaci oppioidi, se non strettamente necessario.
2. Terapie non farmacologiche
- Attività fisica dolce e regolare (es. camminata, yoga, nuoto);
- Terapie cognitive-comportamentali per la gestione del dolore e dello stress;
- Fisioterapia con esercizi mirati e tecniche di rilassamento muscolare;
- Psicoterapia per sostenere l’elaborazione emotiva della malattia.
3. Stile di vita
- Cura del sonno;
- Alimentazione equilibrata;
- Riduzione dello stress attraverso mindfulness, meditazione, tecniche respiratorie.
Perché è importante rivolgersi a uno specialista
Una gestione “fai da te” o l’automedicazione rischiano di peggiorare la qualità della vita. Presso strutture come Clinica Parioli, è possibile attivare un percorso personalizzato con specialisti in reumatologia, neurologia, fisioterapia e supporto psicologico, per affrontare la fibromialgia a 360°.